Ho sognato il Giappone come un lungo viaggio dalle notti scintillanti e dai ciliegi in fiore. Ho sognato il Giappone dal nostro atterraggio a Tokyo: nella folla di Shibuya, nel fascino di Meiji-Jingu e Senso-ji, nel futurismo di Ginza e nella dolcezza di Hachiko. Nel sushi più autentico che io abbia mai (quasi) cucinato. Nei mezzi pubblici, quelli super puntuali, e nei treni proiettile che ci porteranno lontano. Ho sognato di sentirci minuscoli ai piedi del Budda di Kamakura e di avvertire tutta la forza della natura guardando il Monte Fuji. E via, veloci, verso il cuore tradizionale del Giappone. I grattacieli si faranno piccoli piccoli, di legno e col tetto di paglia. Si faranno casette tradizionali lungo via kamisannomachi a Takayama, il cui mercato mattutino profumerà di cibi non convenzionali. I tetti si faranno poi appuntiti e pronti per la neve nel piccolo villaggio di Shirakawa go, attraversate le Alpi giapponesi. Ed eccoci a Kanazawa. Ho sognando Samurai e Geishe dai vestiti tradizionali e giardini meravigliosi come quello di Kenroku-en, e li ho sognati in fiore. Modernità e tradizione: ecco il Giappone, che a Kyoto troverà della sua duplicità la miglior rappresentazione. Nell’oro di Kinkaku-ji e nel rosso di Fushimi Inari. Nei cervi di Nara e nella commuovente Hiroshima post seconda guerra mondiale. Nella storia di Himeji, sulla via per l’ultra moderna Osaka, dove termineremo ad alta quota un’altra indimenticabile Avventura.